Un lavoro inedito per un intreccio di significati che connettono natura, profondità emotive, volta stellata…L’auspicio di un mondo con al centro un essere consapevole che la propria vita è intrecciata con il mondo naturale, con la Terra e il Cielo
Dopo aver scrutato il cielo con la collettiva “Orientarsi con le stelle” alla casa Museo Boschi Di Stefano, Red Lab Gallery di via Solari torna a riflettere sul rapporto contrastato ma mai interrotto fra Uomo e Natura.
Nebulosa 11. Beside Walden, il nuovo e inedito progetto dell’artista visiva Dacia Manto a cura di Gigliola Foschi, è un omaggio sentito e profondo alla Natura, ma al contempo un monito per quella parte di umanità che continua indiscriminatamente a considerarla come un’entità esterna al “noi”, di cui servirsi e sentirsi padroni, sfruttandone materiali ed energia.
In questo suo ultimo progetto, la galleria diviene una sorta di hortus conclusus, un luogo inclusivo, un microcosmo brulicante di specie animali e vegetali. Varcare la soglia dello spazio espositivo porta ad un’immersione in un mondo crepuscolare e straniante come i suoi abitanti.
Per Dacia Manto, che vive nei boschi vicino a Pennabilli nell’Alta Valmarecchia, la natura è diventata una precisa scelta di vita, con la quale è alla ricerca di una continua connessione umana e spirituale, un ruolo fondamentale lo svolgono anche i cani che vivono con lei: con loro l’artista ha creato un rapporto strettissimo che non può nascondere, perché essi sono parte integrante del suo lavoro e del suo sguardo sul mondo.
A sottolineare l’importanza di questo profondo legame, Red Lab Gallery ha deciso di devolvere l’intero ricavato delle opere vendute in mostra a favore della “Casa Selvatica”, il rifugio nei boschi della Valmarecchia creato dalla stessa Dacia Manto dove vengono curati e accuditi 90 cani, tutti provenienti da situazioni di maltrattamento, reclusione e abbandono (Casa Selvatica).
Nebulosa 11, il cui nome sembra quasi voler rimandare alle sigle con cui vengono scientificamente indicate in astronomia le nebulose (agglomerati interstellari di polvere, idrogeno e plasma), in realtà cela un richiamo al recente vissuto dell’artista: Nebula è infatti anche il nome della sua lupa, scomparsa da poco e che ha lasciato nell’anima e nel cuore di Dacia un profondo graffio, un immenso vuoto, presenza costante in quasi tutti i lavori esposti a Milano.
Tuttavia, le opere in mostra, tutti disegni su carta o tela di varie dimensioni realizzati con diverse tecniche, mostrano chiaramente come l’artista si svincoli dal dato oggettivo per affidarsi al dato sensoriale. È come se Dacia avesse deciso di entrare nella fitta selva arborea per cogliere dal di dentro, alzando lo sguardo, i grovigli vegetali, l’intrecciarsi di rami, arbusti e tronchi, foglie e luci, anzi “luccichii”.
Nella natura Dacia Manto si immerge pienamente senza mai paura di perdersi, anzi quasi auspicandoselo, perché sa che in quella solitudine spazio-temporale può ritrovare affetti e memorie, nonché gli impulsi per creare i suoi lavori: “Smarrirsi è inevitabile, e mi conduce altrove, a perdermi all’interno di una nebulosa sempre più densa, che conduce ad anni di distanza, a territori che appaiono famigliari e sconosciuti insieme“.
Scrive Gigliola Foschi nel suo testo critico: “Composta da disegni brumosi, notturni, dove baluginano piccole luci nell’oscurità, l’opera Nebulosa 11 diviene così una galassia intima, inestricabile, in cui dal bosco emergono presenze di animali, insetti, creature crepuscolari, rami… In essa si possono cogliere pure rimandi a fiabe, a miti, affioranti dall’oblio della memoria come fantasmi che aderiscono al suo e al nostro vissuto“.
Il legame tra cielo e terra, tra fato ed esistenza lo si assapora pienamente in questa nuova mostra, in cui l’autrice ci accompagna nell’ombra più densa dei suoi boschi e che sarà arricchita da un’istallazione site-specific composta da mappe sovrapposte e ramificate a sottolineare ancora una volta il bisogno intrinseco dell’artista un contatto con la terra e la natura.