Data: 22 maggio - 15 giugno 2018
Ora: da martedì a sabato 08.30 - 22.00
Luogo: Après-coup Bistrot, via Privata della Braida 5, Milano

Nei suoi lavori, racconti onirici di un vissuto ben preciso che evidenziano un legame strettissimo con il pensiero, Gianni Pezzani ha da sempre espresso un grande amore per il linguaggio fotografico che lo ha portato a essere uno dei primi fotografi italiani ad approfondire lo studio sul colore, affrancandosi dal predominio del bianco/nero, guardando alle “gerarchie dei viraggi” in sostituzione dei sali d’argento.


In occasione della tredicesima edizione del Milano Photofestival, la rassegna annuale di fotografia d’autore, Noema Gallery di Maria Cristina de Zuccato presenta presso Après-coup Bistrot in via Privata della Braida 5 a Milano la mostra intitolata “Viraggi” dedicata al fotografo Gianni Pezzani.

In mostra 20 fotografie realizzate su pellicola di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta. Il lavoro di Gianni Pezzani non è concentrato sulla ricerca del colore nella realtà, ma sulle potenzialità dello stesso in fase di post-sviluppo: negativi alla mano, il fotografo munito di pennello, acidi e soluzioni agisce sulla pellicola per modificarne gli effetti, esplorare nuove possibilità e creare un approccio pittorico alla fotografia. Approccio, quello alla pittura, che caratterizza la produzione artistica del fotografo anche per gli anni a venire.

Nei suoi lavori, racconti onirici di un vissuto ben preciso che evidenziano un legame strettissimo con il pensiero, Gianni Pezzani ha da sempre espresso un grande amore per il linguaggio fotografico che lo ha portato a essere uno dei primi fotografi italiani ad approfondire lo studio sul colore, affrancandosi dal predominio del bianco/nero, guardando alle “gerarchie dei viraggi” in sostituzione dei sali d’argento.

I lavori presentati da Après-coup Bistrot mostrano come Gianni Pezzani “reinventa un non-colore della fotografia, un colore alienato si potrebbe anche dire, che non è bianco e nero, non è quello chimico delle grandi industrie della pellicola e delle carte a colori. Ma c’è altro perché il fotografo scopre una stesura dei viraggi che ha un rapporto diretto con la pittura che lo accompagnerà negli anni: col pennello, con un bastoncino che ha in cima dell’ovatta fa scorrere soluzioni, acidi sulla superficie, ottiene così determinati colori ..().. e sottende, naturalmente, tutto ciò che la coscienza, il livello conscio, pone ai margini, le pulsioni, le scritture dell’inconscio; per Pezzani il viraggio è, probabilmente, un modo per far affiorare quegli strati più profondi e per porli, dunque, in chiaro”. (Arturo Carlo Quintavalle, “Gianni Pezzani – Ombre”, Skira 2013).

Disegnatore, scrittore, fotografo, artista completo classe 1951, Pezzani dialoga con la fotografia e con tutto quello che entra a far parte del suo lavoro, della sua passione. Come ad esempio con le mosche, protagoniste assolute insieme alle parole stampate del progetto “Mouche à lire”, iniziato nel 2010 e tutt’ora in fase di sviluppo: pagine di libri accuratamente selezionate su cui attende che si posi una mosca, immortalandola sulla pagina scritta, a testimoniare una lunga dedizione e passione alla lettura; oppure con gli oggetti della serie “La cucina della mamma sorpresa nella notte”, fotografati da Pezzani come piccoli monumenti.

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Gianni Pezzani è nato il 18 giugno 1951 a Colorno, comune in Provincia di Parma. La buona conoscenza della chimica, acquisita durante gli studi universitari, gli consente di affrontare la ricerca sui viraggi fotografici cui, sul finire degli anni ’70, inizia a interessarsi. La ricerca sui viraggi gli permette, nel 1981, di essere selezionato dalle edizioni Time Life tra i sei più importanti fotografi emergenti dell’anno e di vedere la pubblicazione del suo portfolio nell’annuario Photography Year.
Sempre nel 1981 inizia a lavorare per le edizioni Condé Nast, collaborazione che continua tutt’oggi. Allo studio in campo professionale sulla fotografia di moda, continua una ricerca che lo conduce nel 1982 a realizzare una serie di fotografie durante un viaggio negli Stati Uniti d’America in compagnia di Franco Fontana, che lo vedranno protagonista di una mostra alla Galleria Civica di Modena nel 1984, anno in cui decide di trasferirsi in Giappone dove collabora con Mamiya Camera ed inizia a disegnare capi d’abbigliamento, proponendo al mercato giapponese una propria etichetta che faceva dell’invenzione di ironici personaggi il proprio marchio di fabbrica.
Tra il 1984 e il 1993 si sposterà tra Tokyo, Bali e la Nuova Zelanda continuando ad utilizzare la macchina fotografica in ricerche che, pur importanti per tracciare una storia completa della fotografia degli anni ’80, rimarranno celate alla critica.
Nel 1993 torna in Italia e vive tra Milano e Torrechiara. I rapporti con le riviste di moda e design si intensificano, come anche le mostre personali o collettive che lo vedono protagonista.
A partire dal 2008 inizia una nuova importante ricerca, “Milano Notte”: scatti in cui la città lombarda viene ripresa nella sua solitudine notturna, momento in cui le automobili parcheggiate diventano l’unico arredo urbano. Operazione che, a cavallo tra il gennaio del 2010 e il dicembre del 2011, lo condurrà anche nella città di Tokyo. Un progetto che, iniziato nel 2010, è tutt’ora in fase di sviluppo è “Mouche à lire”.
Una delle ultime ricerche è “Magnetica”: un progetto che consiste nell’appoggiare su un magnete, che ruota a velocità costante, prismi di carta colorata o piccoli oggetti in vetro e plastica, che, grazie ai lunghi tempi di esposizione del mezzo fotografico, restituiscono l’illusione di forme tridimensionali.

Comunicato Stampa