Giovanni Cerri inaugura nel cuore del capoluogo lombardo la sua ultima mostra, il cui titolo “Ultima frontiera” è anche quello del libro edito dalla Casa editrice Le Lettere di Firenze nel 2020, ma sino ad oggi mai presentato al pubblico. Un doppio appuntamento per entrare un po’ di più nel cuore dell’arte di Giovanni Cerri, classe 1969, che da sempre vive e lavora a Milano
A pochi giorni dall’inaugurazione al Museo Italo Americano di San Francisco del progetto espositivo a cura di Bianca Friundi “The art of two generations” (28 ottobre 2021 – 20 febbraio 2022), Giovanni Cerri inaugura a Palazzo Bovara di Milano lunedì 8 novembre la sua ultima mostra “Ultima frontiera” a cura di Stefano Crespi, che rimarrà aperta al pubblico sino al 23 novembre.
LA MOSTRA
A San Francisco l’artista fornisce un nuovo percorso di immagini ispirate al capoluogo lombardo durante la pandemia Covid-19 attraverso 39 opere fra disegni e dipinti ed espone in una bipersonale insieme al padre Giancarlo Cerri che presenta la mostra “Le sequenze astratte. 1995-2005”.
A Milano invece Giovanni Cerri presenta 23 opere, tutte tecnica mista su tela, che riassumono gli ultimi dieci anni della sua attività: la tematica urbana, che caratterizza da sempre il suo percorso, si è sviluppata negli ultimi anni e appare nei quadri più recenti come territorio più immaginario, con l’elemento della natura che invade lo spazio della città.
La natura si riappropria di quello che le è stato tolto dall’uomo, riconquista vita occupando strade, muri, case. Il messaggio è particolarmente evidente nel quadro-manifesto della mostra, Giungla urbana (2021), in cui una macchia verde di vegetazione si estende a perdita d’occhio in estrema lontananza, laddove una volta c’era una periferia, un quartiere.
Le ciminiere delle fabbriche sono diventate verdi, ricoperte di muschi e rampicanti. Questi i quadri più recenti, intitolati anche Off limits, a indicare territori interdetti, forse proibiti, pericolosi. La città è diventata selvaggia, non più civile. In esposizione poi alcune periferie e qualche paesaggio industriale degli anni appena passati, anche provenienti da collezioni private.
Scrive Stefano Crespi nel testo in catalogo: “Questa mostra si apre a uno spazio senza fine di sensi, luce, avventura dell’immagine. Un ciclo molto documentato è la periferia che è un’intuizione umana, artistica, psicologica di Cerri. La periferia scorre, si perde in immagini toccanti, struggenti. Da una parte si ritrova una periferia (case, viali, strade) nel momento dell’abbandono, nel grigio di un addio ancestrale.
Dall’altra parte, come nelle ultime opere di questa mostra, ritroviamo originalmente la periferia in un orizzonte, in un incanto, nella visione di una bellezza indicibile. Accanto alla periferia, tema emblematico è lo sguardo senza tempo. Il «vedere» è la scena dei linguaggi, lo sguardo è memoria, epifania, ciò che è stato amato, ciò che non è accaduto. Lo sguardo è il viaggio impossibile verso l’assoluto. In mostra il volto femminile esce da ogni caducità verso una segretezza misteriosa”.
IL LIBRO
Presentato da Stefano Crespi, edito nel 2020 dalla casa editrice Le Lettere di Firenze nella Collana Atelier, ma sino ad oggi mai presentato al pubblico a causa della pandemia Covid-19, “Ultima frontiera” si presenta come un connotato diaristico, divenuto sempre più raro, dove vive la “voce” dei ricordi, dei volti, dei momenti esistenziali, delle figure dell’esistere: richiami all’adolescenza, le prime immagini dell’arte nello studio del padre, conoscenze di personaggi testimoniali, incontri con artisti.
In una scrittura aperta ed esplorativa emergono due tematiche in una singolare originalità: la periferia come corrispettivo della solitudine dell’anima e lo sguardo senza tempo nell’inconscio, in ciò che abbiamo amato, in ciò che non è accaduto.
Comunicato stampa “Ultima frontiera”