Data: 21 aprile - 12 giugno 2022. Opening martedì 3 maggio dalle 16 alle 20
Ora: Da martedì a domenica 10.00 -17.30
Luogo: Studio Museo Francesco Messina, via San Sisto 4, Milano

Una narrazione poetica tra memoria e sogno attraverso ventiquattro sculture di grandi dimensioni in ferro, realizzate tra il 2000 e il 2019, capaci di grande leggerezza ma allo stesso tempo di grande presenza scenica.


Con la mostra “Geometrie del ferro”, a cura di Maria Fratelli, lo Studio Museo Francesco Messina presenta un’antologica dedicata alle opere storiche di Stefano Soddu, il cui lavoro narra di un vissuto trasformato in scultura.

Il percorso espositivo si sviluppa sui due piani principali del museo dedicato a uno dei più importanti maestri della scultura del Novecento italiano, Francesco Messina.

L’inaugurazione della mostra di martedì 3 maggio dalle 16 alle 20 vedrà alle ore 18 una speciale performance musicale della “Soprano d’Arti” Silvia Colombini che, accompagnata al pianoforte da Asako Watanabe, declinerà in musica alcune delle opere esposte più significative.

Il punto iniziale del fare artistico di Soddu, nato a Cagliari nel 1956, è sempre un’improvvisa intuizione, quasi una folgorazione, dalla quale scaturisce il successivo processo creativo.

Un percorso poetico ancorato alla storia intima e personale dell’artista sin da ragazzo, quando non faceva le cose ma le sognava, indissolubilmente figlio di una terra arcaica di acqua, di pietra e di cielo, aspra e dolce.

Stefano Soddu interroga la materia, ci parla, la ascolta e ne porta a galla fascino e mistero: un aspetto strettamente legato al suo essere non solo scultore ma anche scrittore di racconti e di parole, per cui nelle sue opere materia e narrazione si fondono pienamente.

Nelle sculture “magiche” di Stefano Soddu, dense di significati simbolici, si avverte una forte tensione spirituale che si declina in una grammatica essenziale e in un forte sconfinamento nello spazio circostante, tanto che, sebbene siano ben fissate a terra o al muro, le sue sculture esprimono al contempo levità.

Tutte le installazioni di Stefano Soddu esposte a Milano presentano una base geometrica nella quale l’artista inserisce un gesto informale, apparentemente “disarmonico” e di collisione con l’insieme, ma che invece viene a esaltare la dimensione poetica dell’opera stessa.

Possono essere le barre di ferro piegate e inserite all’interno dei tubi che compongono i Ferristesi del 2019 così come l’acqua, elemento alla base della vita, della Panchina bagnata del 2000 che accoglie i visitatori all’ingresso della ex Chiesa di San Sisto.

In questa mostra, dove tutto ruota intorno agli interventi informali dell’artista sulle singole opere, in un contesto sacro per eccellenza come una chiesa, anche se sconsacrata, sono quattro le opere maggiormente impattanti da un punto di vista emotivo e visivo.

Anima gialla è posizionata al centro della sala inferiore della chiesa di San Sisto ma ugualmente visibile dal piano superiore: una scultura imponente composta da 68 formelle quadrate in acciaio disposte una accanto all’altra sul pavimento intorno ad un contenitore, sempre in acciaio, colmo di polvere di pigmenti gialli.

Le cinque Celle dell’anima, realizzate nel 2000, disposte sul pavimento a distanza regolare una dall’altra, ciascuna poggiata su una base quadrata più larga, ciascuna con all’interno una polvere colorata –  rossa, gialla, nera, bianca e verde, i colori dell’anima.

La polvere colorata fuoriesce da un varco sagomato sul lato di ognuna delle celle a formare una delle cinque lettere che, una volta unite, compongono la parola “Anima”.

I Raggi dell’anima, sempre del 2000, sono invece cerchi di lamiera appesi a una distanza di pochi centimetri dal muro, anch’essi con una fenditura irregolare dalla quale esce la luce colorata che ricopre il lato posteriore di ogni raggio riflettendosi sul muro.

Infine, le cinque grandi Ruote, disposte su un tappeto rosso per contrastarne meglio il colore ferroso, caratterizzate ognuna da due cerchi di acciaio paralleli, ciascuno dei quali con una fenditura divergente rispetto all’altra.

Maria Fratelli Le sue opere sono cerchi di lamiera, grandi ruote, geometrie del ferro che incontrano il colore nella forma del pigmento puro pronto ad animarle, a interagire con esse, ad accenderle, a illuminarle”.

“Geometrie del ferro” è dunque un omaggio alla leggerezza poetica del ferro, con sculture dalla presenza volumetrica imponente ma mai invasiva: la narrazione di un materiale forte, potente, ma ugualmente capace di un valore lirico avvolgente e di mescolarsi con lo spazio circostante in tutta delicatezza.

Comunicato stampa

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